La ripresa non arriva, né in Italia, né in Europa. I dati
ormai sono inconfutabili.
In Italia dal 2008 il PIL perde mediamente 1,1 punti
percentuali ogni anno, mentre al 2013 i posti di lavoro sono diminuiti di oltre 1 milione e mezzo
rispetto al 2007. I salari lordi perdono lo 0,1% ogni anno (quelli netti lo
0,4%). La produttività è mediamente negativa (-0,2%). Gli investimenti
diminuiscono mediamente 3,6 punti l’anno. Nell’ambito delle attuali tendenze,
senza prevedere modifiche significative della politica economica, nazionale ed
europea, emerge con chiarezza che, anche nella migliore delle ipotesi in campo,
per uscire dalla crisi occorre ancora molto tempo, perciò è estremamente
necessario un cambio di paradigma.
“La creazione di lavoro crea crescita, che a
sua volta crea nuovo lavoro”.
Il “Piano del Lavoro
proposto dalla CGIL”, si fonda sull’idea di rispondere alla crisi globale e
al declino dell’economia italiana attraverso un forte sostegno alla domanda,
che avvenga proprio con un piano straordinario di creazione diretta di nuova
occupazione, nuovi investimenti pubblici e privati, verso l’innovazione e i
beni comuni. A ciò si affianca un’importante riforma delle entrate e della
finanza pubblica per liberare le risorse utili e per una restituzione fiscale a
vantaggio dei redditi “fissi” (salari e pensioni) e degli investimenti. In
quest’ottica si ricompone la crescita verso la domanda interna, investendo
nello sviluppo e in quei settori non esposti alla concorrenza internazionale e
non direttamente ascrivibili al mercato. Per questa via è possibile recuperare
nel medio periodo anche il potenziale di crescita e di sviluppo del Paese
precedente alla crisi. In cifre, utilizzando il modello econometrico elaborato dal CER per stimare l’impatto del Piano del Lavoro , si possono
prevedere i possibili tempi della ripresa derivante dall’attivazione delle
misure indicate nel piano, nel breve e nel medio periodo, partendo dallo
scenario attuale:
RISULTATO: in 3
anni, al 2016, potrebbe essere possibile recuperare il livello occupazionale
pre-crisi (2007) e in 4 anni, al 2017, il livello del PIL, della produttività e
degli investimenti. Il livello della retribuzione di fatto media annua lorda
potrebbe essere recuperato addirittura nel 2014. Anche il recupero della
perdita cumulata e del livello potenziale (al netto della crisi)sarebbe molto
più rapido, dato anche il maggior livello di crescita potenziale che si
conterebbe nella variazione media annua 2014-2020 del PIL (+2,7%), dell’occupazione
(+1,9%), degli investimenti (+5,0%) e di salari e produttività, che
crescerebbero di uno 0,8% annuo oltre il livello dei prezzi. Tutte dinamiche
più sostenute di quelle pre-crisi (2000-2007)
Angelo Gentilini, (sintesi da analisi Cgil Nazionale)
«La crisi finisce solo quando si torna alla piena occupazione
e i salari reali tornano a crescere» (Joseph Stiglitz)
«La crisi finisce solo quando si torna alla piena occupazione
e i salari reali tornano a crescere» (Joseph Stiglitz)