21 maggio 2016

Bonus, donne, ripresa, vita e lavoro che manca sempre!!!


"Una politica che sostiene la condizione delle donne attraverso i bonus non è sufficiente. In Italia manca una visione complessiva che veda la questione femminile nella sua interezza: lavoro, retribuzioni,servizi sociali, asili nido, tutela genitori disabili, maternità e paternità, norme che realmente permettano la conciliazione di tempi di vita e di lavoro". Afferma il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. "Ma quello che manca è soprattutto l'occupazione: in Italia lavorano solo il 51% delle donne e siamo il fanalino di coda d'Europa. Inoltre una donna su 4 nel nostro Paese lascia il lavoro dopo il primo figlio e le retribuzioni spesso arrivano ad essere fino il 30% in meno di quelle di un uomo a parità di mansioni. Più che bonus o singoli provvedimenti servono politiche che contrastino le discriminazioni e le disuguaglianze, avendo presente che il principale sostegno alla maternità è quello degli investimenti per aumentare i posti di lavoro delle donne". 
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Sulla situazione generale del lavoro, così la Cgil nazionale ha commentato il Report mensile di aprile 2016 dell'Inps su Cassa integrazione guadagni e Disoccupazione: "I dati reali ci dicono che il calo della CIG registrato a marzo è stato completamente sovvertito dall'aumento di aprile, pari al +9,1%, una cifra, peraltro e purtroppo, confortata dai valori esposti nella tabella del tiraggio, dalla quale risulta che l'insieme delle ore di cassa straordinaria e cassa in deroga autorizzate nel periodo gennaio-febbraio 2016, registrano un salto pari al +25,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Si tratta di chiari segnali che dimostrano come nel nostro Paese non sia in atto alcun consolidamento della ripresa e dell'occupazione (disoccupazione ferma intorno all'11,5%), pur al netto dei circa 100 mila lavoratori assunti nel 2015 con l'esonero totale di contributi che non avrebbero avuto diritto a tale sgravio. Se a ciò aggiungiamo i rischi di rallentamento per l'economia italiana segnalati dall'Istat nella nota mensile dello scorso 5 maggio, non vi è certo da dormire sonni tranquilli. Da tempo sosteniamo che l'idea di fondo di consegnare le sorti dello sviluppo del Paese interamente alle aziende è sbagliata, e oggi i dati ci danno per l'ennesima volta ragione. Quei soldi avrebbero prodotto migliori risultati se fossero stati assegnati ad un piano di investimenti, così come da tempo abbiamo proposto con il nostro Piano del Lavoro".
Angelo Gentilini, da info Cgil Nazionale.