Imola. “Sono lo schiavo ideale, ecco perché da quando la crisi economica si è acuita anche nel territorio imolese io lavoro più di prima”. Non usa mezzi termini Stefano, 39 anni, una laurea in Economia e commercio e un master in Management delle istituzioni educative che, per portare a casa uno stipendio, da otto anni si sta adattando a fare il mulettista, il metalmeccanico, il magazziniere, a trattare materiali plastici, insomma tutti mestieri di fatica specialmente se, come lui, sei un lavoratorore interinale.
“Significa che, se per caso ti ammali, chiedi permessi o ferie, sei praticamente certo di perdere il posto. Proprio oggi – racconta Stefano – mi hanno prorogato un contratto interinale da magazziniere fino al 21 dicembre. Prima ho firmato, poi ho fatto presente che lavoro tutto il giorno su una scala traballante e stretta che non mi consente di svolgere al meglio le mie mansioni di mettere etichette sulle scansie. C’è poca sicurezza. All’agenzia, mi hanno risposto con il classico “vedremo”. Dopo qualche ora, mi hanno telefonato dicendo che in effetti era vero, che per il mio bene era meglio che rinunciassi al lavoro. Insomma, volevano sostituirmi con un altro perché avevo messo in evidenza un problema. Ma io ormai conosco bene le interinali e ho fatto le mie lamentele solamente dopo aver firmato il contratto, così fino al 21 dicembre nessuno potrà togliermi il posto. In fondo, sono circa 1100 euro al mese, poi si vedrà”.
Visto che lo conosce così bene, come funziona quel mondo?
“Devi essere sempre disponibile. A volte ti chiamano al cellulare e ti chiedono di presentarti in un luogo di lavoro un’ora dopo. Se non vai, sei fuori. Mi è accaduto mentre ero a Rimini per un corso e tenevo spento il telefonino, quando ho riacceso e ho chiamato dando la mia disponibilità, mi hanno risposto che era troppo tardi. Un’altra volta ho chiesto due ore di permesso per arbitrare una partita di calcio, uno dei miei hobby, non me l’hanno data. Perfino quando ero riuscito a conquistarmi un contratto a tempo determinato, dal 2004 al 2006 circa, ho avuto forti problemi. Il mio sogno nel cassetto è fare l’insegnante e così faccio le domande per fare l’esaminatore degli studenti alla maturità. Il primo anno l’azienda presso cui lavoravo mi ha dovuto dare il permesso minacciandomi però di lasciarmi a casa se l’avessi fatto pure l’anno successivo. Cosa che si è puntualmente realizzata. Sono tornato interinale”.
E’ così dura la vita con queste agenzie?
“Io sono una persona estroversa, con grande capacità di adattamento, ma quando ho lavorato come interinale non ho ma preso un giorno di malattia andando nelle aziende dopo aver preso Aulin e Moment in quantità pur di non mancare”.
Tutele sindacali?
“Sono stato in parecchie imprese che fanno contratti settimanali. Ti assumono dal lunedì al venerdì e poi dal lunedì successivo e così via. Spesso devi fare il turno anche il sabato, dalle sei del mattino fino alle 13 o alle 14, devi finire quello che hai iniziato. Ed essere disponibile a sottoporti a diversi tipi di lavoro, se non sei molto flessibile ti lasciano a casa”
Quanti resistono?
“Non sono poche le persone, uomini e donne, specialmente dai 35 ai 50 anni che subiscono questo genere di “schiavitù”. Ma è fondamentale essere molto disponibili: ho un amico mulettista che non si sente di fare alcune altre mansioni e così da maggio è a casa senza lavoro. Una cosa che non sarei capace di sopportare, io devo essere sempre in movimento”.
Davvero preferisce fare lo “schiavo ideale” come dice lei?
“E’ chiaro che non mi piace, con il curriculum che ho non amo certo fare il metalmeccanico o il magazziniere ma quando sono sul posto di lavoro mi piace essere a posto con la mia coscienza, essere considerato bene. Devo dire che il mestiere peggiore per me, che ho smesso di fare presto, è stato il rappresentante. Troppo stress e concorrenza, caffè e sigarette in gran quantità da parte dei colleghi, devi convincere il cliente a tutti i costi. No, non fa proprio per me”.
Riesce in qualche modo a ritagliarsi qualche spazio per i suoi hobby?
“Sì, il sabato pomeriggio e la domenica. Grazie a questi momenti, riesco a sopportare settimane davvero pesanti. Mi piace fare l’arbitro di calcio, il giudice di gara nel nuoto e andare in palestra qualche ora alla sera. In tal modo, mi ricarico anche se riposo e dormo davvero poco. Intanto, però non perdo le speranze”.
Sempre quella di diventare insegnante?
“Sì, per quello sarei disposto anche ad andare molto lontano, in Sicilia, in Trentino o in qualsiasi altro luogo. E’ un mestiere molto gratificante. Ah, nei ritagli di tempo cerco anche di studiare per passare il concorso che si terrà a metà dicembre”.
Massimo Mongardi, www.leggilanotizia.it