Evviva, evviva la mia *Mamma*, Giugni Pierina nata nel 1933 nel Comune di Monte San Pietro di Bologna, presso una villa/clinica dove le nobili e ricche famiglie bolognesi isolavano per diversi mesi le giovani servette che i loro rampolli avevano messo incinta, e ovviamente era loro intenzione nascondere il fatto all'opinione pubblica. Una volta nata fu portata e lasciata al Brefotrofio di Bologna e successivamente fu adottata da una famiglia abitante nella Frazione di Isola di Riolo Terme. Giunta ai 4 anni di età, considerardo il calare del contributo economico statale pro-adozione, questa famiglia non riusciva più a sostenere la crescita di mia madre e perciò si accordò per passarla ad un'altra famiglia di mezzadri in un grande podere agricolo nella zona collinare della Serra, tra Imola e Castelbolognese. Ovviamente fin da piccolissima ha dovuto sostenere tanto lavoro nei campi, nella gestione della casa e dei numerosi nuovi fratelli di crescita. Inoltre ha ancora tantissimi nitidi ricordi sui rischi legati al periodo durante la Seconda guerra mondiale perchè quella zona era proprio sulla Linea Gotica. A volte ricorda: "Avevamo i fascisti, o i tedeschi, in casa a bere e mangiare, e i Partigiani nascosti nelle cantine".
Nel primo periodo post bellico veniva chiamata anche a servizio dall'allora importante Contessa della Serra, nel palazzo tutt'ora ben visibile in mezzo ai boschi in cima alla salita della Serra.
Il 1954 fu la svolta della sua vita perchè ad inizio anno si sposò con mio padre Umberto e si trasferirono insieme alla famiglia del fratello di mio padre a Belricetto di Fusignano con un contratto di mezzadria in un bel podere già ben impiantato, e nel mese di novembre, dopo tanto soffrire e con un difficile parto , diede alla luce il sottoscritto all'Ospedale di Fusignano. Arrivati al 1957 (la foto risale a quel periodo) i miei genitori decidono di trasferirsi nel Comune di Imola dove era in corso un importante sviluppo industriale e perciò erano fiduciosi di trovare delle buone soluzioni lavorative e ci sistemammo nel grande casone di campagna chiamato "La Galinera" vicino alla chiesa di Linaro. Mio padre dopo un periodo alla Cooperativa dei muratori fu assunto alla Cogne, mentre la mia mamma faceva di tutto: ricamatrice, magliaia per guanti, raccoglitrice di fragole e operaia nei vari magazzini della lavorazione della frutta di Ponticelli e Linaro, oltre ad altri saltuari lavori. Arrivati a fine anni 60 fu assunta nella neo nata Ceramica Santerno come operaia al reparto scelta, da cui si licenziò negli anni 80 per motivi di salute e riuscì poi sucessivamente ad essere assunta alla Sacmi di Imola come fattorina nel reparto sperimentale e officina prototipi, lavoro che l'ha accompagnata alla pensione. Mia madre è stata anche un'orgogliosa cuoca della Festa dell'Unità di Ponticelli e Lungofiume, sempre fissa al ristorante della Vallata, dove io facevo il cameriere. Come era orgogliosa di aver preso negli anni 60 la patente di guida dell'auto, come una vera conquista, e di aver guidato fino a due anni. Poi ha amato molto viaggiare dalla Russia, Olanda, Spagna, Francia, Austria, Svizzera, Marocco, Tunisia, oltre a tante altre località italiane, dal mare, alla montagna. E' stata con mio figlio Gabriele una premurosa e molto presente nonna e questo mi ha permesso di dedicarmi con più impegno e sostenibilità all'attività ciclistica agonistica e poi di allenatore, ma purtroppo è rimasta vedova nel 2003, il giorno in cui mio padre fu colto da un infarto in una tranquilla mattinata di caccia nella collina sopra a Ponticelli. Da quel giorno non ha più viaggiato per una sua scelta di vicinanza a mio padre e ora è una serena bis nonna di Viola e Linda, guarda molto la tv e per esempio non si persa nessuna delle puntate "La Scelta - I Partigiani Raccontano", emozionandosi ogni volta, inoltre tutti i giorni legge il Resto del Carlino per le info locali e nazionali. Ogni tanto mi fa spazientire perchè non sta molto riguardata nell'alimentazione, ma lei ti spiazza sempre: "Oh... adesso che ho i soldi non posso mangiare quello che mi pare, mentre un tempo si mangiava quello che si poteva". Grazie, grazie, grazie *Mamma* di avermi dato la vita e di avermi aiutato a crescere con i valori dell'onestà, solidarietà, amicizia tra le persone e i giusti ideali proletari.
Angelo Gentilini