Negli ultimi giorni sta avanzando, giustamente, la polemica legata allo stipendio di Cesare Prandelli, tecnico della nazionale di calcio italiana. L'accordo di rinnovo firmato da poco con la Figc è biennale e prevede la bella cifra di 1,7 milioni di euro all'anno. Non ho niente di personale contro Prandelli, anzi lo reputo una brava persona, che veicola pensieri, cultura e scelte positive, ma credo che sia tutto il sistema del mondo del pallone, non solo italiano, ad essere un tantino troppo sopra le righe. Tuttavia ci sono delle differenze non di poco conto. Per esempio il tecnico della nazionale tedesca Joachin Lòw, pur guadagnando il doppio di Prandelli, non costa niente alle casse dello stato e dei contribuenti perchè è pagato totalmente dalla federazione calcio della Germania, che si finanzia con le tessere, una percentuale sui biglietti venduti alle partite, diritti TV ed importanti sponsor come Adidas. Mentre in Italia il finanziamento dello Stato al Coni è di 411 milioni annui, di cui 68,6 vanno alla Federazione Italiana Gioco Calcio, che paga il tecnico e tutto lo staff della nazionale di calcio, mentre io penso che il finanziamento pubblico deve essere impegnato, quasi totalmente, nella promozione dello sport giovanile. Detto questo il buon Cesare ha affermato che è disposto a tagliarsi lo stipendio, ma restano sempre cifre molto alte e non è sempre stato così. Un tempo la Fgci si avvaleva dell'opera dei tecnici federali cresciuti nel centro tecnico federale di Coverciano, con l'era Vicini fino al 1992. Poi anche nella nazionale di calcio è arrivata la logica del mercato con Sacchi, Zoff, Trapattoni e Lippi, che si rendevano disponibili a passare dai club alla nazionale ma solo a suon di miliardi, prima di lire, poi di milioni di euro. Chiudo ribadendo che resto sempre fermamente convinto che la forbice giusta degli stipendi mensili sia sempre da 1 (1.500 euro), a 10 (15.000 euro) , in tutti i settori, e affermo che possono essere accettabili delle cifre aggiuntive, quali premi di risultato, ma che non siano alla pari o addirittura superiori agli stipendi primari. Riconosco che forse, ma senza forse, io sono molto socialista ed anche un tantino comunista, e anche quando ho fatto il tecnico di ciclismo a discreti livelli, tanto da portare atleti in nazionale che si distinguevano in competizioni nazionali ed internazionali, non sono mai andato al soldo, ma nei valori e nell'etica, si sa...non siamo tutti eguali.
Angelo Gentilini