Roma, 24 novembre 2013. Gianni Cuperlo: “Se ti proponi di
cambiare tutto, nel centrosinistra e nel Paese, non lo fai come secondo lavoro,
perché noi siamo la sinistra non il volto buono della destra, perché serve un
partito non un comitato elettorale. Devi dire dove vuoi portare questo Paese e
questo partito. Io non voglio riportarlo da dove siamo venuti, ma vorrei
portarlo dove non siamo mai riusciti ad andare. In parte per paura delle nostre
stesse convinzioni, perché la sinistra ha pagato lo smarrimento delle sue idee
e dei suoi valori, ha pagato una subalternità ai suoi avversari. Ora dobbiamo
cambiare spezzando rendite, pensando un sistema economico diverso che dovrà
fondersi a un’altra etica del pubblico e del mercato. Se tra noi c’è chi pensa
che la via, dopo vent’anni, sia privatizzare le ferrovie e la Rai , prelevare 4 miliardi dalle
pensioni fino a 3.500 euro lordi, abolire l’articolo18, tenersi la riforma
Fornero e con il sindaco d’Italia passare da un regime parlamentare a una
Repubblica presidenziale, io dico che quel disegno è radicalmente sbagliato. E
se qualcuno dice che l’Italia è ridotta così per colpa dei sindacati, partiti,
pensionati, io dico che è una dichiarazione insopportabile”.
Claudio Sardo, l’Unità: “ Per Cuperlo il cambiamento è
anzitutto rottura dello schema liberista e dei suoi derivati. E’ liberazione
della sinistra dalla subordinazione politica e culturale, cui è stata costretta
dall’egemonia della destra”.
Curzio Maltese, la Repubblica : “ Gianni Cuperlo incarna i valori del
socialismo classico, una storia lunga. Scrive meglio di quanto parla, come i
leader di una volta , e il suo documento congressuale è uno dei migliori mai
letti. E’ un autentico figlio del popolo, per quanto non ne abbia l’aria, e di
conseguenza disprezza ogni forma di populismo. Il suo problema che in Italia
nessuno legge nulla, tantomeno i documenti politici, e il Paese va pazzo per i
miliardari populisti”.