27 settembre 2012

Quale produttività ?

Dopo aver snobbato i Sindacati ed evitato la reale concertazione sulla riforma delle
pensioni , del mercato del lavoro, dell’articolo 18 e ultimo, l’attacco di Monti allo Statuto dei Lavoratori, notifico che questo Governo non ha idee precise su sviluppo e crescita, ha sbagliato nelle riforme e il mercato del lavoro inclusivo ed auto regolante della Fornero esiste solo nelle aule universitarie, perchè l’economia reale è un’altra cosa. Detto questo ora il Governo invita le parti sociali, sindacati ed imprenditori a trovare accordi per aumentare la competitività ed alzare la produttività. Sembra che il tutto passi attraverso le braccia e le menti di operai e impiegati o anche di imprenditori poco propensi agli investimenti. La realtà invece è più complessa. Il valore aggiunto è la differenza tra ricavi e costi, la produttività è il valore aggiunto per occupato che si ottiene in base a innumerevoli fattori; per esempio il costo dell’energia, il costo della burocrazia, il costo dei prestiti bancari, l’inefficienza di macchinari obsoleti e tecnologie superate, l’elevato costo delle assicurazioni, il costo dei trasporti, ecc..ecc. E’ ovvio che gli investimenti li fanno gli imprenditori ma in una fase come questa anche gli imprenditori “seri “ hanno qualcosa da ridire perché per investire serve la domanda del mercato ed un regime fiscale competitivo ed in linea con gli altri Paesi dell’Ocse. Non voglio fare il difensore degli imprenditori ma purtroppo il costo del lavoro e la tassazione del profitto commerciale in Italia è tra le più alte al mondo (68,6%). Perciò è chiaro che “ l’economia reale “ produttrice della ricchezza solida e non di carta abbisogna di un reale cambio di passo e inversione di tendenza. La competitività dipende molto di più dal sistema paese e si deve operare sulla redistribuzione della ricchezza, l’uguaglianza, la legalità, la lotta all’evasione, alla corruzione, alla fuori uscita di capitali verso i paradisi fiscali, alla speculazione finanziaria, alla tassazione sulle transizioni finanziarie, l’universalità dei diritti e delle tutele, un piano sull’innovazione industriale, sulla mobilità sostenibile, sulle energie rinnovabili e sull’ambiente per evitare disastri idrogeologici, l’armonizzazione dei costi del sistema pubblico evitando gli sprechi e i clientelismi ma salvaguardando la meritocrazia e tanto altro. Tipo la lotta allo sfrenato neo-liberismo, perché sono evidenti i danni prodotti, mentre sarebbe ragionevole pensare ad una reale Governance mondiale che regoli almeno i processi fondamentali che toccano tutte le nostre vite direttamente o indirettamente. La competitività non si ottiene solo caricando i muscoli dei lavoratori e aggiungo che in un periodo di crisi strutturale e duratura mai visto, perché è una crisi di sistema, invece di detassare gli straordinari si dovrebbe incentivare ed aiutare le riduzioni di orario per non lasciare indietro nessuno. In un momento come questo lavorare meno per lavorare tutti non è una proposta ideologica ma è un elemento economico indispensabile per garantire la sostenibilità dei cittadini lavoratori e dare continuità alla domanda del mercato. PROFESSORI…RIFLETTETE…
Angelo Gentilini