Da 20 anni a questa parte il lavoro ha perso valore!!! Dovrebbe, invece, essere un punto centrale di tutti i Governi visto che i lavoratori/trici dipendenti sono la maggioranza dei cittadini.
Si fa fatica a mantenere considerazione e a trovare la giusta rappresentanza. I maggiori sindacati si sono spaccati grazie ad una strisciante azione del Sig. Berlusconi e ci si affretta a demolire le lotte, le denuncie e le proposte di solidarietà economica della CGIL, applicate in altri Paesi, utili per dimostrare la presenza di uno spirito nazionale.
Prima tutti contro la cosiddetta sinistra-radicale, che era impegnata a difendere il lavoro, non solo come merce e fonte di reddito, ma come valore sociale e culturale.
Ora tutti contro la CGIL quando si sa per certo che negli ultimi 20 anni il potere di acquisto dei salari dei lavoratori/trici italiani è stato appositamente compresso per favorire la finanza e capitali. Gli stipendi dei dirigenti sono aumentati negli ultimi anni dell’8% contro lo 0,5% dei lavoratori. I manager pubblici e privati hanno premi e liquidazioni faraoniche anche a fronte di fallimenti e licenziamenti ed è aumentata la forbice tra i più ricchi e la parte medio-bassa della società italiana.
Certo che poteva essere un’opportunità la flessibilità nel mondo del lavoro ma servivano paletti, tutele e diritti strutturali. In Italia, invece, si è volutamente creato un mondo di precari che faticano a costruirsi un futuro dignitoso.
Quando in questo mondo globalizzato c’è sempre da qualche parte chi costa meno, le imprese italiane hanno delocalizzato e si sono impoverite in tecnologia, tante di esse oramai sono solo fornitrici di merce perché controllate da multinazionali.
Poi ci sono sempre le morti bianche che passano alla cronaca quasi con fastidio e solo in presenza di grandi tragici eventi ci sembra di vedere le coscienze scuotersi.
Poi come sempre ci si china.
Quando non è chiaro il ruolo delle banche e dei prodotti offerti, che creano l’economia di carta, con “il Cipputi” zittito perché la nuova frontiera era la new-economy.
Quando tutto questo e altro, mafia, corruzione, etc… viene denunciato perfino da Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia.
Allora dove va e dove sta la sinistra italiana???
Dove vanno e dove stanno i riformisti???
Riformisti ma di che cosa??? E da quale parte???
Anche la destra si dice riformista!!!!
Se si fosse un Paese serio, si capirebbe tutti che siamo al capolinea e per non ampliare la crisi socio-economica occorrono scelte condivise di reale cambiamento e di redistribuzione più equilibrata della ricchezza. Serve dignità e rispetto invece si pensa sempre al reperimento delle risorse puntando sui lavoratori/trici dipendenti.
Detto questo, resta il dilemma di chi rappresenta la forza lavoro e di chi gode della fiducia per farlo???
Dalla scomparsa del PCI, “di quel partito”, non quello di Togliatti ma quello di Enrico Berlinguer, che aveva avvicinato e convinto tanti giovani, studenti, intellettuali e lavoratori, non esiste più traccia.
I lavoratori/trici da anni lo sanno e dalla scomparsa della scala mobile in poi ne hanno pagato le conseguenza socio-economiche.
Negli anni 90 tutti sapevano che il sistema pensionistico andava cambiato per garantirne la tenuta ma ci si aspettava una riforma socialmente giusta che eliminasse privilegi e differenze. E INVECE NO!!! Ci è toccata la riforma Dini, iniqua e pazzesca solo a pensarla. Sia chiaro che allora si spezzò il rapporto di fiducia che tanti lavoratori/trici riponevano nella coalizione di centro-sinistra. Ci si aspettava una riforma punto a capo e dal giorno dopo uguale per tutti, non una roba che accompagnava i privilegiati e creava dei requisiti pensionistici diversi e nobili nel tempo. Le proposte di Fini ( quota 90 = anni anagrafici + anni contributi ) e di Bertinotti ( tutti in pensione con 37 anni di contributi ) erano migliorative, più giuste ed incidevano di più e subito sul problema di fare cassa.
In quegli anni furono mal digerite anche certe posizioni del leader D’Alema e il recente governo Prodi prometteva salari più alti mai visti ma alla imprese le risorse sono state concesse con il cuneo fiscale. In questa fase inaccettabile anche il Sig. Veltroni a “Porta a Porta” ha definito la CGIL un fortilizio settario non in grado di accettare le reali sfide riformiste. E’ chiaro che questo impoverimento di valori a sinistra viene da lontano ed è preoccupante vedere politici appannati che hanno fatto carriera grazie ai lavoratori/trici e al PCI.
Preoccupa la difficoltà identitaria e la collocazione europea. Si prova sconforto, perché tanti lavoratori/trici sono ancora gente di sinistra, moderata, riflessiva, combattiva e che non ci sta a farsi prendere per i fondelli. Tutto inizia e tutto può finire ma il problema è quanto si cambia e se si cambia in meglio o in peggio. Il problema è quanto si è coerenti e rispettosi di una identità e di una parte storica della sinistra italiana.
In questi anni abbiamo assistito ad un processo di modifica della rappresentanza politica anche a sinistra. Troppi giovani sono stati cresciuti ed educati come politici, senza che avessero prima assaporato un percorso lavorativo, fabbrica, ufficio, scuola, sanità.
I lavoratori/trici non si sentono rappresentati perché si deve essere bravi, anzi bravissimi, a rappresentare situazioni non vissute.
La politica di sinistra è fatta di reale rappresentanza e di radicamento onesto in etica e morale con il territorio. La politica di sinistra è passione, sensibilità, esperienza vissuta, botte prese e lotte fatte, con la forza della ragione non individuale ma collettiva. La politica di sinistra non è un mestiere, è un’altra cosa.
La storia politica italiana è legata a tre filoni di pensiero: socialista, cattolico e liberale.
Con questo ci si deve misurare, un conto è fare coalizioni di governo, un conto è fare un partito. Oggi tanti riformisti dicono che anche Berlinguer e Moro pensavano di fare un partito insieme, comunisti e cattolici popolari. Non ne siamo sicuri e se anche fosse stato? Volete mettere lo spessore etico-morale di quei due grandi uomini con tanta marmaglia inquadrata ora tra i riformisti di sinistra che pretendono di manovrare le coscienze dei lavoratori/trici!!!
Dalla questione morale posta da Berlinguer nel 1981, come ha gestito la sinistra certi processi di potere nei territori??? Siamo sicuri che si è stati attenti eticamente??? Cosa abbiamo fatto sul conflitto di interesse che non appartiene solo a Berlusconi??? Cosa abbiamo fatto sul falso in bilancio e quanto abbiamo spinto per una riforma fiscale in linea ad altri paesi industrializzati a cui si dovrebbe adeguare anche tutta la macchina pubblica?? Quanti welfare sono passati con tanti voti negativi dei lavoratori/trici attivi??? Avete saputo ascoltarci o no??? Quella parte era ed è gente di sinistra che ragiona oltre le indicazioni di partito o di correnti d’interessi.
Negli ultimi anni ho letto diversi libri inchiesta sulla politica e sul mondo del lavoro e per ritrovare un equilibrio mi sono dovuto rifugiare in alcune vecchie scritture ancora molto lette in tante università fuorché in Italia.
Cari politici ed egregi riformisti, essere di sinistra ed essere un compagno è un grande impegno e a volte costa fatica. Ai lavoratori/trici servono politici culturalmente di sinistra e non chi ama definirsi tale e non è conseguente!!!
lunedì 9/3/2009, Angelo Gentilini