Per dare il punto situazione,
pubblico articolo uscito sul Nuovo Diario contenente l'intervista al dirigente Ing. Paolo Grassi:
ECONOMIA - Finlane a galla - Grazie a conto terzi e professionalità
Dopo gli anni difficili marcati da una crisi che ha colpito il settore meccanotessile e che sembrava "non fare prigionieri", la Finlane, la ex Cognetex, si è rimessa in carreggiata. La cassa integrazione in queste settimane entrerà anche negli storici stabilimenti di via Selice, ma più in ritardo e in maniera più blanda e gestibile di molte altre realtà economiche del territorio che di crisi non avevano mai neppure sentito parlare. Come racconta Paolo Grassi, direttore generale della sede imolese del più grosso gruppo mondiale di produzione di macchine tessili per il mercato delle fibre lunghe, la ricetta non è particolarmente emozionante e innovativa. «Si è trattato di mettersi pancia a terra, di selezionare le cose che si sapevano fare bene e di farle sul territorio imolese». Tanto lavoro per conto terzi, ad esempio per la Bonfiglioli che ha trovato molto interessanti gli ingranaggi speciali prodotti da Finlane, o con Energifera Srl, azienda imolese che realizza inverter destinati alla produzione di energia da fonti alternative o rinnovabili.Gli anni della minaccia di chiusura, delle proteste sindacali e dello scontro duro sembrano lontani. Rispetto a quella situazione il personale si è ridotto. Dimissioni volontarie e pensionamenti raggiunti attraverso la cassa integrazione hanno fatto passare l’organico da oltre un centinaio di lavoratori ai 77 in servizio oggi. Sei di essi sono contratti a tempo determinato, tutti rinnovati a dicembre scorso. Nel frattempo il gruppo ha cambiato molto. Ha chiuso lo stabilimento di Genova e quello in India ridimensionando l’attività.
A Imola è rimasta una professionalità altissima, «un manipolo di eroi molto determinati», come dice Grassi. Condotti a lavorare facendo leva sulle conoscenze disponibili, sulle tecnologie disponibili e sul mercato disponibile. Quindi macchinari tessili storici e ingranaggi, ma cercando commesse e lavorazioni sul territorio più vicino piuttosto che sul mercato internazionale.
Inevitabile che anche l’andamento della Finlane si sia allineato alle prime piuttosto che al secondo e che quindi anche se più in ritardo rispetto alla crisi indotta dalla diminuzione delle esportazioni, iniziando a interessare anche le imprese imolesi sarebbe arrivata anche dentro l’azienda di via Selice. In particolare, ad incidere su quest’ultimo periodo è stato il calo di fatturato di circa il 40 % di uno dei più grossi clienti della Finlane.
La soluzione che la dirigenza sta definendo in questi giorni con le organizzazioni sindacali sarebbe il ricorso alla cassa integrazione per il maggior numero di dipendenti in modo da utilizzare nove o anche meno delle 16 settimane a disposizione.
Stefano Salomoni - 05/03/2009