28 giugno 2013

Solo briciole per il lavoro

Non voglio definire sbagliati gli interventi che il Governo Letta ha adottato per contrastare la crisi e la crescente disoccupazione, ma le considero scelte che servono in aiuto solo se a monte si cambia il paradigma del nostro Paese e di tutta l’Eurozona. Nello specifico credo che l’Italia vada rivoltata come un calzino riorganizzando tutti i settori, con dei progetti a lunga portata, sulla ricerca e formazione, scuola e sanità, sull’ambiente, territorio e agricoltura, energia alternativa e innovativa, rifiuti, trasporti, edilizia, piani industriali ed accordi di filiera, equità fiscale, legalità e redistribuzione della ricchezza, ecc..ecc..Tra l’altro sono tutte cose note da anni, come è noto che da oltre 20 anni non ci siamo preoccupati a sufficienza del futuro del nostro Paese e perciò del nostro futuro. Da alcuni anni il problema principale è che manca il lavoro in tutti i settori manifatturieri e gli incentivi alle assunzioni, alla formazione, agli investimenti, sono scelte positive e sperimentate anche in passato, ma non è detto che adesso creino nuovi posti di lavoro. Per esempio se un’azienda ha 100 dipendenti e usa gli ammortizzatori sociali da 3/4  anni perché il lavoro a tempo pieno c’è per solo 70/80 lavoratori, che se ne fa degli incentivi per le nuove assunzioni? Inoltre se la stessa azienda non vede la luce fuori dal tunnel e il lavoro che riprende, a cosa gli servono gli incentivi per gli investimenti, anche in macchinari più efficienti, quando ha da anni macchine e linee sotto usate o anche ferme? In questa fase straordinaria io ritengo una “urgente necessità” la rivisitazione della recente riforma Fornero sulle pensioni. Considero questa scelta un motore essenziale da attivare per contrastare la disoccupazione, specialmente giovanile, ed utile per aiutare le numerose aziende in difficoltà. Si potrebbe usare un sistema flessibile in uscita dopo i 60 anni di età e anche dopo i 40 anni di contributi e cosi si inserirebbe nel ciclo produttivo qualche giovane in sostituzione. Le aziende sarebbero doppiamente aiutate perché il giovane costa meno e in quei casi che il turnover non si possa fare completamente si vedrebbero alleggerire i costi fissi dei dipendenti e potrebbero abbattere o addirittura annullare il ricorso agli ammortizzatori sociali, con una compensazione della maggior spesa pubblica per le pensioni recuperabile proprio dalla minor spesa negli ammortizzatori. Per informazione ricordo che in Francia l’abbassamento dell’età pensionabile è stato tra i primi decreti del Governo guidato dal socialista Hollande. Ritornando all’Italia, sul reperimento delle risorse necessarie da una vita si sa che ogni anno ci sono all’incirca 350 miliardi di euro che prendono strade sbagliate e che se fossero riportati sulla retta via si potrebbe stare tutti meglio e perciò considerato tanto cos'è "il miliardo e mezzo" messo a sostegno del lavoro dal Governo Letta, "briciole". Poi ci sono gli stipendi d’oro, le pensioni d’oro, gli sprechi, i costi della politica e tanto altro, “tutto noto”. La vera e necessaria rivoluzione sarebbe nell’iniziare a cercare i soldi dove sono veramente e smettere di infilare le mani nelle tasche dei lavoratori dipendenti e pensionati che hanno stipendi e pensioni in fondo alle classifiche dei paesi industrializzati
Angelo Gentilini

25 giugno 2013

24 giugno 2013

"30 mesi per salvare il pianeta"

La scienziata Julienne Stroeve ha studiato il ghiaccio dell'Artico per decenni. Ogni estate si sposta verso nord per misurare lo scioglimento dei ghiacci. Sa che il cambiamento climatico sta accelerando lo scioglimento, ma durante il suo ultimo viaggio non poteva credere ai suoi occhi.Enormi aree del ghiaccio Artico erano scomparse, andando oltre le nostre peggiori aspettative. 
Gli scienziati ci avevano avvertito che sarebbe successo. Man mano che la terra si surriscalda, si giunge a punti di non ritorno che accelerano il riscaldamento fino a portarlo fuori controllo. Il surriscaldamento genera lo scioglimento dei ghiacci nel Mare Artico, distruggendo il gigantesco specchio bianco che riflette il riscaldamento verso spazio, causando un enorme surriscaldamento dell'oceano e facendo scogliere ancora più ghiaccio, e così via. Fino a portare la situazione fuori controllo. Già quest'anno si sono verificati eventi climatici senza precedenti comprese bufere e temperature fuori controllo. Ma, se agiamo uniti e in fretta, POSSIAMO fermare tutto questo. Una volta usciti dall'incubo dell'estinzione, potremo davvero lavorare per un futuro migliore per i nostri figli e nipoti: un futuro pulito, verde, in armonia con il pianeta che ci ha dato la vita. Tra 30 mesi ci sarà la Conferenza di Parigi, l'incontro che gli stessi leader mondiali hanno deciso stabilirà le sorti delle nostre battaglie contro il cambiamento climatico. Potrebbe sembrarvi ancora lontana, ma non lo è. Abbiamo 30 mesi per scegliere i leader giusti, portarli all'incontro, dar loro un piano e poi fare in modo che mantengano le promesse. Siamo noi contro le compagnie petrolifere e il fatalismo. Possiamo vincere, dobbiamo vincere.
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 A.G. da info Avaaz.org

22 giugno 2013

Imola: "ritorna l'acqua in Via Punta"

La settimana scorsa Hera SpA ha piombato i contatori di energia elettrica, gas e ACQUA in un condominio ACER di Via Punta a cinque famiglie di italiani dove vivono anche 10 minori di cui un bimbo di circa 8 mesi. Solo il giorno successivo al distacco, anche perché il caso è assurto alle cronache dei quotidiani locali, Hera ha risposto fornendo alle famiglie alcune taniche di acqua, in aperta inadempienza della normativa che prevede che le persone non possano essere lasciate senza acqua potabile. Venerdi, 21 giugno, apprendiamo invece che, anche grazie all'intervento dell'ASP, i contatori dell'acqua sono stati spiombati! Nel rammentare che non è consentito il distacco totale dell'acqua ma, anche in caso di morosità o inadempienze varie, il flusso dell'acqua deve rimanere almeno per il 15% di quello normale, ci ricorre l'obbligo ricordare che lo scorso mese di aprile 2013 il Comune di Imola ha modificato il proprio Statuto introducendo il seguente principio, anche grazie allo stimolo e al lavoro del Comitato Acqua Pubblica di Imola:
Il Comune di Imola riconosce l'acqua come bene comune pubblico e l'accesso all'acqua come diritto umano universale, indivisibile e inalienabile.
A due anni dalla vittoria referendaria che ha sancito tramite il voto di 27 milioni di persone che l'acqua non è una merce ma un bene comune, un diritto umano, abbiamo assistito alla deprivazione di questo diritto ad opera di Hera un'azienda sì quotata in borsa ma il cui pacchetto azionario per una quota significativa è detenuto dai Sindaci della nostra Regione che quindi devono imporre una gestione equa del servizio idrico integrato con particolare riferimento alla difesa di un diritto umano appunto e non solo come servizio a rilevanza economica.
Noi che rappresentiamo il popolo del referendum 2011 abbiamo ottenuto che la risorsa acqua sia sottratta dalle logiche di mercato e chiediamo, oggi, ancora più forza visto quanto accaduto anche a danno di minori, che questa scelta diventi concreta e che quindi il servizio idrico integrato diventi totalmente pubblico, un servizio non a rilevanza economica e quindi, finalmente, un diritto umano!
Il Comitato Acqua Pubblica di Imola



21 giugno 2013

"LA NOTTE BIANCA"

A seguito degli eventi avvenuti nella notte di venerdì scorso a Pomigliano, la Fiom-Cgil ha deciso di organizzare nella notte tra venerdì 21 e sabato 22 giugno una notte bianca per il lavoro, in occasione dei nuovi turni di straordinario fissati dalla Fiat. L'iniziativa è stata illustrata dal Segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta mercoledì 19 giugno presso la sede nazionale della Fiom a Roma in corso Trieste, 36 alle ore 14,30. E' stata anche l'occasione per lanciare lo sciopero generale con manifestazione nazionale a Roma dei lavoratori del gruppo Fiat e della componentistica che la Fiom-Cgil ha indetto per il 28 di giugno.




19 giugno 2013

Emilia Romagna: "la crisi in crescita"

I dati dell'Osservatorio Regionale sulla cassa integrazione in Emilia Romagna, scaturiti dall'elaborazione della comunicazione dell'Inps, consegnano uno scenario preoccupante di crisi strutturale del sistema produttivo regionale e di emergenza sociale. Nei primi 5 mesi di quest'anno il ricorso alla cassa integrazione nella nostra regione (ordinaria – straordinaria) è pari a 33 milioni di ore, senza contare che  nei dati forniti dall'Inps non sono ancora conteggiati 8.000 accordi di cassa integrazione in deroga (circa 14 milioni di ore), di cui solo 5.000 sono stati sbloccati con l'ultima delibera della Regione Emilia Romagna e verranno conteggiati con le mensilità di Giugno e Luglio: anche la mobilità in deroga è bloccata a Gennaio 2013. Il ritardo sul riconoscimento degli ammortizzatori in deroga è causato dalla mancata copertura finanziaria da parte del governo precedente e dell'attuale governo: infatti con gli ultimi decreti del governo Monti alla regione Emilia Romagna sono stati riconosciuti 37 milioni di Euro, appena sufficienti per coprire, non per tutti, il periodo Gennaio- Aprile 2013, mentre non è ancora operativo il DL 54/2013 che dovrebbe garantire per l'intero paese una copertura di 500 milioni di Euro (per la nostra regione 30/35 milioni). Il condizionale è d'obbligo in quanto del tanto reclamizzato miliardo messo a disposizione in realtà si sta scoprendo che, per ragioni contabili e per dispositivi ereditati dal governo precedente, le risorse sono la metà. A questo dobbiamo aggiungere che il DL 74 del giugno 2012, con il quale si dichiarava la messa a disposizione di risorse per l'Emilia Romagna pari a 70 milioni di Euro per ammortizzatori legati agli effetti prodotti dal sisma, non è ancora stato finanziato. Il rischio di un'esplosione della tensione sociale è evidente, ma questo parlamento ed il governo non rispondono all'emergenza e sono ancora bloccati sulla vicenda IMU, come se ricercare le risorse necessarie per garantire la copertura economica degli ammortizzatori fosse solo un problema del sindacato, dei lavoratori e delle istituzioni regionali: nella nostra regione migliaia di  lavoratori/lavoratrici da 5 mesi non portano a casa un euro e, se va bene, devono aspettare ancora 2 mesi, senza avere la certezza di cosa accadrà nel prossimo futuro. E' evidente che di fronte ad una crisi che perdura da 5 anni il sistema delle tutele sociali va rivisto, compreso le modifiche introdotte dalla legge 92 sugli ammortizzatori, definendo strutturalmente un sistema che garantisca il reddito quando viene sospesa l'attività lavorativa e/o si perde il lavoro. Comunque c'è un problema di tenuta sociale che necessita di una risposta immediata: non possiamo più aspettare, va garantita la copertura finanziaria degli ammortizzatori in deroga. E’ questa una delle rivendicazioni prioritarie della manifestazione unitaria di sabato 22 giugno a Roma, alla quale Cgil Cisl Uil regionali parteciperanno con migliaia di lavoratori e pensionati dall’Emilia Romagna.
Segreterie Regionali Emilia Romagna Cgil Cisl Uil