04 dicembre 2013

Pensioni anticipate ingiustamente penalizzate

In questo periodo, essendo in corso d’opera la Legge di Stabilità, si è molto concentrati sulla distribuzione e sul reperimento delle risorse e si cerca un equilibrio tra quanto si recupera dal contributo sulle pensioni d’oro sopra i 90.000 euro, la rivalutazione al 100% delle pensioni almeno fino a 6 volte la minima, la quota economica della no-tax area, i fondi per la non autosufficienza. In riferimento a quanto scritto sopra continua la mobilitazione dei pensionati dello Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp, che hanno in agenda dei presidi a Roma, dal 3 al 6 dicembre al Pantheon, il 9 e 16 dicembre davanti al Parlamento, ed inoltre sono in cantiere altre iniziative e manifestazioni regionali. In tutti i casi restano evidenti delle grandi disparità e che nonostante la quota contributiva sullo stipendio sia elevata non risultano delle pensioni ad livello mediamente soddisfacente, perché sono in proporzione a dei salari tra i più bassi dell’euro-zona e dell’area Ocse. Detto questo non abbiamo dimenticato, oltre agli esodati, le storture provocate dalla riforma Fornero, ed in particolare le riduzioni previste per chi matura il requisito dopo il 31 dicembre 2017, qualora la contribuzione derivi esclusivamente da prestazione effettiva di lavoro, e non abbia ancora compiuto i 62 anni d’età. Ricordo che la riduzione è pari al 1% per i primi 2 anni, sotto i 62, ed elevata al 2% per gli altri anni mancanti alla suddetta età, applicata sulla parte maturata fino al 31/12/2011. Considerato il continuo incremento degli anni di contributi utili per maturare il requisito della pensione, che nella fattispecie del 2014, saranno per le donne 41 anni e 6 mesi e per gli uomini 42 anni e 6 mesi, si arriva al 2017/18 con le quote di 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini. In questo contesto  si aggrava la posizione di chi matura il requisito dopo il 31 dicembre 2017 e riporto un esempio da una nota-info della Cgil. Un lavoratore nato nel 1960, che ha iniziato a lavorare a 15 anni, maturerà i requisiti a luglio 2018 ( 42 anni e 10 mesi), ma a tale data avrà 58 anni d’età e subirà una penalizzazione pari al 6% sulla quota di pensione maturata fino al 31 dicembre 2011. Nel caso non volesse subire la penalizzazione dovrebbe lavorare fino a 62 anni, arrivando a 46 anni e 10 mesi di contribuzione. E’ mai possibile tutto questo??? Si deve revisionare tutto l’assetto della riforma Fornero, eliminando le ingiuste penalizzazioni ed includendo anche quelle parti ora mancanti per il conteggio della effettiva prestazione di lavoro, come la mobilità, la Cigs, i permessi per l’assistenza ai disabili, versamenti volontari e riscatti. Infine in relazione alla crescente disoccupazione giovanile, che è arrivata ad oltre il 41%, resta fermo e spontaneo chiedersi: “Che senso ha tenere a lavorare degli uomini e delle donne fino ad un’età avanzata, quando ci sono tanti giovani che non lavorando non riescono a pianificare un minimo di programma per il loro futuro e per il futuro delle loro eventuali famiglie???”.
 Angelo Gentilini