Nella legge italiana il divorzio è chiamato scioglimento del matrimonio e, nel caso di matrimonio religioso, cessazione degli effetti civili del matrimonio.
Il percorso fu lungo, difficile e molto ostacolato dalla Democrazia Cristiana, dal potere ecclesiastico, e anche dai neofascisti del MSI. Già nel 1954 il deputato socialista Luigi Renato Sansone presentò un disegno di legge per l'istituzione del cosiddetto “piccolo divorzio”, ma in Parlamento la proposta non venne nemmeno discussa. Stessa sorte anche nel 1958 per Giuliana Nenni, la figlia del leader socialista, quando ripresentò la proposta al Senato.
Nel 1961 la Corte Costituzionale confermò la validità della norma che puniva la moglie adultera, consentendo però al marito di avere una relazione extraconiugale purché fuori dalle mura domestiche. Anzi e non solo, il marito separato poteva denunciare la consorte se questa cercava di rifarsi una vita con un' altro uomo. Infatti alcuni anni prima aveva sollevato un gran scalpore la vicenda sentimentale di Giulia Occhini, la “dama bianca”, con il campionissimo Fausto Coppi. In una notte del 1954 furono arrestati in casa loro da agenti e un magistrato mandati dal marito di lei per coglierli in fragranza di reato, con la signora Giulia che poi trascorse tre notti in carcere, mentre al Fausto fu ritirato il passaporto, e nel 1955 furono processati e condannati a due mesi lui e a tre mesi lei.
E così si arrivò al 1° ottobre 1965 giorno in cui il deputato socialista Loris Fortuna depositò il testo del progetto sui “Casi di scioglimento del matrimonio”, ma il testo fu preso in esame dalla commissione giustizia della Camera soltanto nel giugno 1967 e perciò fu evidente che non erano ancora mature le condizioni politiche e parlamentari per approvare la proposta. Ma Loris Fortuna, nonostante i contrari anche in casa socialista, non desistette spostando la battaglia per il divorzio fuori dal Parlamento. Puntò sulla creazione di un movimento di opinione pubblica che strada facendo trovò tante adesioni tra i vari strati della società italiana che era in gran fermento, ed ebbe il sostegno del Partito radicale di Marco Pannella, del settimanale popolare “Abc” e di diverse personalità del mondo laico. Il movimento divorzista si rafforzò, come la popolarità del deputato Loris Fortuna, che il 5 giugno 1968 riprestò la sua proposta di legge, questa volta firmata anche da altri 57 deputati socialisti, socialproletari, comunisti e repubblicani. A seguire il 7 ottobre, sempre del 68, il deputato liberale Antonio Baslini presentò un'analoga proposta di legge sulla “Disciplina dei casi di divorzio”. I due progetti furono abbinati e discussi alla Camera tra maggio e novembre del 1969, con il testo approvato a Montecitorio, ma poi modificato al Senato, per cui si rese necessario un' altro passaggio parlamentare prima di giungere alla definitiva approvazione del 1° dicembre 1970. Votarono a favore tutti i partiti, ad eccezione della DC e MSI, che poi si impegnarono in una campagna referendaria per l'abrogazione del divorzio. La consultazione si svolse il 12 e 13 maggio 1974 e vide la schiacciante vittoria del fronte divorzista con il 59,26 %, contro il 40,74 %, rimarcando che l'Italia era diventato un paese più moderno e più laico. Si affermò un significativo cambio di rotta nella società italiana con i cittadini che avevano separato chiaramente, per la prima volta, la sfera religiosa dalle leggi dello Stato e da li si aprì una grande stagione di conquista di diritti sociali e civili.
Bei tempi, in cui il bene comune e collettivo erano un grande valore aggiunto che si praticava e rafforzava in ogni settore attraverso una diffusa democrazia partecipativa, ma poi nei decenni a seguire siamo caduti in tante trappole ben studiate che ci hanno disgregati, allontanati e sparpagliati. Abbiamo perso di vista tante sudate conquiste indebolendo, ad esempio molto attuale, il Servizio Sanitario pubblico nazionale, basato sul circuito di prevenzione territoriale, cura, riabilitazione, che era stato con forza istituito nel 1978. Ritroviamoci.
Angelo Gentilini.