Foto del 1931 nella quale Bruno Neri all'inaugurazione dello nuovo stadio di Firenze "Giovanni Berta", costruito ad hoc per il Duce (successivamente noto come Stadio Artemio Franchi), fu l'unico a non rendere omaggio alle autorità con il saluto romano.
Bruno Neri (Faenza, 12 ottobre 1910 – Marradi, 10 luglio 1944), dopo gli studi di gioventù all' Istituto Agrario di Imola è stato un calciatore (centrocampista-mediano con 219 partite giocate in serie A e 3 volte convocato in nazionale), poi allenatore di calcio e partigiano italiano, Vicecomandante del Battaglione Ravenna con nome di battaglia "Berni", era dislocato nella zona compresa tra il campo d'azione del gruppo guidato da Silvio Corbari e la 36ª Brigata Bianconcini, in un'area strategicamente significativa a ridosso della Linea Gotica. Cadde in uno scontro con i nazisti avvenuto il 10 luglio 1944 a Marradi nei pressi dell'eremo di Gamogna, sull'Appennino tosco-romagnolo. L'11 luglio 1946 il consiglio comunale di Faenza gli intitolò lo Stadio Comunale della Piazza delle Armi. Nel 2017 l'Associazione della Casa della Musica di Faenza insieme alla Regione Emilia-Romagna ha deciso di dedicargli un concorso musicale su brani sul tema della Liberazione per giovani artistiche, tenutosi a dicembre nelle città di Brisighella, Casola Valsenio e Faenza.
Approfondisci: wikipedia.org/Bruno_Neri // bruno-neri-storia-di-un-calciatore-morto-e-vissuto-partigiano
"Quando ci si confronta sui comportamenti e scelte individuali legate al periodo fascista e nazi-fascista italiano, io sostengo sempre, a volte anche in modo acerrimo, che in tanti durante questo periodo stavano dalla parte del regime e poi dopo hanno saltato il fosso, o cambiato giacca.
C' è sempre qualcuno che mi vuole convincere che in quel periodo non era facile schierarsi contro il regime e molti stavano da quella parte per interesse e per paura di mettere a rischio la loro vita e quella dei familiari. Io ribatto sempre che noi non dobbiamo ricercare le giustificazioni a copertura di chi stava con il regime fascista, perchè stava dalla parte sbagliata e poi perchè si depotenzia ed umilia chi fece la dura scelta di lottare contro il regime, salendo sui monti a combattere nella lotta partigiana. Tanti uomini e donne che si sono schierati contro e che sono state imprigionati/e nelle carceri, deportati/e nei campi di concentramento e sterminio, che hanno subito umiliazioni, ferite fisiche e morali, senza dimenticare il lungo elenco di morti tra i partigiani, tra i deportati e tra i civili. Ecco che allora la storia di Bruno Neri mi illumima la mente e mi scalda il cuore, perchè lui che stava facendo una grande carriera sportiva aveva tutto l'interesse a non schierarsi contro il regime e semmai ad alzare un braccio per il saluto romano, anche se non ci credeva. Invece no, *Bruno Neri disse NO* al regime fascista, e continuò con stile, serietà e integrità morale il suo percorso calcistico ai massimi livelli fino al 1940, per poi avvicinarsi agli ambienti antifascisti e arruolarsi nelle file della Resistenza Partigiana. Questi sono gli esempi da elevare sempre e da ricordare ad insegnamento a chi è titubante nello schierarsi e preferisce restare indifferente e distante dalle reali conoscenze storiche e umane, fino al rifiuto delle intrinseche e individuali responsabilità sociali, e lontano dalle necessarie lotte collettive per il bene comune."
Angelo Gentilini