20 giugno 2017

Al palo la "fase 2" su pensioni e welfare.

Un confronto asfittico, che fatica a decollare soprattutto per la debolezza del governo, sempre sotto ricatto di possibili elezioni anticipate. Sono le parole con cui Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi Cgil, fotografa lo stato della trattativa sulle pensioni, la cosiddetta “fase 2”, fra governo e sindacati. “I temi veri non sono stati ancora affrontati in modo concreto. Ci si è limitati a evidenziare i titoli di una discussione che, per tanti versi, è ancora più importante di quella che si è conclusa, mentre sul welfare c'è sempre di più il rischio di mettere in discussione la sua tenuta universale e la stessa confederalità della Cgil”.
Rassegna  Sembrerebbe che nella compagine governativa non tutti abbiano compreso la portata dei temi all’ordine del giorno al tavolo di trattativa…
Pedretti  Sì, ed è preoccupante, perché la seconda fase deve affrontare molti temi di riforma rilevanti, a cominciare da quelli che riguardano i giovani. In ballo c’è la costruzione di una sorta di pensione di garanzia, che sarebbe un fatto straordinario, perché permetterebbe a un’intera generazione segnata da carriere flessibili e precarie di poter comunque accedere ad assegni compatibili con una vita dignitosa.
Rassegna  Quali sono gli altri temi che rendono così particolare questa fase del confronto sulle pensioni?
Pedretti  Penso innanzitutto a quella che per molti è la parte più innovativa e significativa del confronto, quella relativa al riconoscimento del lavoro di cura. Un tema importantissimo, direi quasi un fatto storico, in quanto rappresenterebbe una sorta di risarcimento per il ruolo ricoperto da migliaia e migliaia di donne del nostro Paese nei confronti di genitori anziani o di figli disabili. Ricordo che stiamo parlando di donne che si sono sostituite al welfare e che rischiano più o meno tutte di avere in futuro solo una pensione sociale. Senza dimenticare la questione del riconoscimento di un sistema di valutazione dell’inflazione più adeguato al costo reale della vita. A questo proposito, noi riteniamo che occorra correggere i meccanismi attuali per non penalizzare ulteriormente i pensionati italiani. Per questo chiediamo di applicare a tutti il 100% di rivalutazione fino a 7 volte il trattamento minimo, pari a 3.500 euro lordi al mese. Una misura insomma che è ben lungi dall’interessare le pensioni più ricche.
Rassegna  Nonostante la necessità di aprire il confronto a questa dimensione di problemi, la “fase 2” resta al palo. È così?
Pedretti  Ecco, fa fatica a decollare. E non si tratta solamente di sottovalutazione da parte dei ministri interessati: a ostacolare maggiormente il dispiegarsi di un confronto costruttivo è la debolezza di questo governo, sempre sotto ricatto di possibili elezioni anticipate. Nel frattempo, milioni di pensionati attendono da questo tavolo di trattative risposte chiare e precise. Purtroppo, senza trovarle.
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Angelo Gentilini, da info 19 giugno 2017 www.rassegna.it