Lo scambio è stato davvero senza esclusione di colpi. Da una parte, Susanna Camusso, segretario generale della Cgil; dall'altra, Filippo Taddei, responsabile economico del Pd. Oggetto del contendere, i provvedimenti in materia di mercato del lavoro, messi a punto dal Governo. "Sul lavoro, Renzi fa solo propaganda e non ci sono idee nuove – ha esordito la leader sindacale –. Il Jobs act penalizza sotto il profilo delle tutele la parte più debole dei lavoratori, quelli degli appalti o tutti coloro che sono pagati con i voucher o il lavoro a chiamata, ritenuto la forma più odiosa di contratto precario.......
"Quella sul mercato del lavoro è una riforma importante – ha ribattuto Taddei –, che cambia il paradigma: al posto della tutela del posto di lavoro e della flessibilità delle forme contrattuali, principale causa della perdita di oltre un milione di posti di lavoro, oggi diamo centralità al lavoratore e a una tipologìa contrattuale che favorisce la stabilità, oltre alla flessibilità alle imprese...Quanto alla scelta del risarcimento al posto del reintegro dei lavoratori licenziati, capisco il dissenso del sindacato, ma non si può dire che riportiamo indietro il mercato del lavoro o ci allontaniamo da altri paesi europei, perchè quello introdotto dal Governo è il modello vigente nell'Ue".
"Quella del Governo – ha sottolineato il sociologo Ciarini – è una riforma del mercato del lavoro sbilanciata sul versante delle imprese, che hanno tutto da guadagnare dagli sgravi previsti in caso di assunzioni, e dalle facilitazioni introdotte sui licenziamenti. Ciò che manca è un controbilanciamento sul versante della tutela del reddito,.......
Sempre sul rapporto con la Germania, si è soffermato anche il giurista Mariucci: "I tedeschi hanno investito sulle strutture pubbliche del mercato del lavoro all'atto della riforma, mentre da noi il fronte più debole del sistema sono proprio i centri per l'impiego, del tutto inadeguati anche per quanto riguarda la lotta all'illegalità,.....
Secondo l'economista Raitano, "è necessario intervenire sul welfare, dove abbiamo la spesa complessiva più bassa d'Europa e tutta sbilanciata sul versante delle pensioni, mentre c'è scarsità di fondi sul versante degli ammortizzatori sociali e sulle politiche attive del lavoro...... Da noi, dal 1997 in poi, abbiamo assistito solo a norme di corto respiro, come gli sgravi fiscali alle imprese, che però non incentivano ad investire e non favoriscono lo sviluppo. È proprio tale modello che deve cambiare, abbassando il costo del lavoro per favorire la competitività, ma purtroppo il Jobs act non va in tale direzione".
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Angelo Gentilini, da www.rassegna.it