16 giugno 2014

L' autista di Berlinguer

" Papà ha un signore che guida la macchina! Papà ha un signore che guida la macchina!". Chissà perchè noi bambini eravamo elettrizzati da quella novità...In questo libro Menichelli racconta molto bene quanto fosse diversa la vigilanza organizzata dal Partito da quella che proteggeva, ad esempio, Aldo Moro. Nel Pci era il Partito che provvedeva alla sicurezza del segretario, e lo faceva con uomini scelti non solo per la loro professionalità, ma perchè condividevano ideali e valori. Uomini che hanno dedicato la propria vita alla realizzazione di un'idea politica, anche attraverso il lavoro di tutela dell'uomo che la rappresentava, con lunghi e faticosi turni di lavoro, ripetute assenze dalle famiglie e per un salario sicuramente molto modesto. Quando Franceschini venne chiamato alla Camera dei Deputati a fare l'autista, con uno stipendio certamente più alto, rifiutò in modo categorico perchè "lui, il Partito non lo avrebbe mai lasciato". E' lo stesso Franceschini che durante il sequestro di Moro disse: " fosse successo al segretario del Pci, lo avremmo cercato noi per tutte le case di Roma".....quando (Menichelli) ci accompagnò a casa dopo il funerale, ci disse una frase difficile da dimenticare: " un dolore così forte io non l'ho provato neanche quando è morto mio padre. Ricordatevi che Menichelli per voi ci sarà sempre". E così è stato. ( Bianca Berlinguer )
Per un anno intero sulla scena politica nazionale il Partito pareva non esistesse più. C'era solo il bel risultato delle elezioni europee con il 33.3% e la soddisfazione del sorpasso sulla DC che aveva preso il 32,9%. Ma nel Partito non c'era grande esultanza, sembrava un risultato quasi scontato dettato dall'emotività suscitata dalla morte di Berlinguer. Eravamo in campagna elettorale, c'era il referendum contro il taglio della scala mobile presentato dal Partito, ma nel partito non c'era molto entusiasmo, nonostante Berlinguer si fosse battuto con tanto impegno su questo tema. E dopo tanti disperati appelli e tante discussioni all'interno del Partito, il 9 giugno 1985 perdemmo: 47,5% contro il 53,3% per la felicità del governo Craxi e dei nostri "miglioristi". La grande delusione per il referendum mi fece perdere la voglia di andare a Botteghe Oscure. Ma l'abitudine era più forte. Non resistevo a rimanere a casa e a non vedere i compagni della vigilanza, ma non resistevo neanche a stare dietro a una scrivania.......( Alberto Menichelli )
Questo libro è un pezzo di storia della vita italiana e della sinistra italiana. L'ho letto con forte trasporto emotivo e partecipazione ideale, anche curioso di leggere come presentava la figura di Berlinguer il suo autista. Direi che la mia curiosità è stata ampiamente appagata e ho avuto molte conferme a diverse mie impressioni. E' stato doloroso leggere e ricordare quando Berlinguer fu fischiato l'11 maggio 1984 a Verona al Congresso socialista, con Craxi leader. Un mese prima della sua scomparsa. Sono tutt'ora d'accordo con il figlio di Berlinguer, Marco, che si oppose affinchè Bettino Craxi, Presidente del Consiglio, visitasse il padre in ospedale, affrontando anche l'ira di Paietta: " sono sicuro che tuo padre l'avrebbe voluto". Con molta calma, ma con tono fermo, Marco replicò: " mio padre non può decidere, io sono suo figlio e dico Craxi non può entrare". E non entrò.....Carissimi Bianca, Maria, Marco, Laura, sono sicuro che è un grande conforto il sapere che a tanti uomini e donne italiane manca ancora tantissimo la figura di Vostro padre. Inoltre condivido con Alberto quando scrive che il Partito veniva prima di ogni altra cosa e infatti Berlinguer non si è mai candidato a fare il segretario. Infine ci tengo a riaffermare che io mi sono avvinato alla politica e al Pci grazie al messaggio e agli ideali di Berlinguer e che al referendum contro il taglio della scala mobile io sono stato con convinzione politica, sociale, economica e sindacale, in linea con Berlinguer. Tutt'ora fatico ad accettare chi gli voltò le spalle, perchè non voltò le spalle, solo ad un compagno che non c'era più, ma ai lavoratori e lavoratrici italiane, perchè quella sconfitta fu la certificazione dell'inizio della nuova era neo-liberista e di tutti i guai che tutt'ora stiamo vivendo. Ciao Enrico.
  Angelo Gentilini