Quando si parla del Servizio sanitario nazionale è sempre necessario ribadire che l'Organizzazione mondiale della Sanità classifica il nostro sistema al secondo posto dietro solo a quello francese e che il rapporto fra la spesa sanitaria e Pil è al di sotto della media europea . E' una delle poche attività dove il nostro paese “sale sul podio” e chi ha scelto, nel passato, altre strade, come gli Stati Uniti, sta cercando faticosamente di cambiare un modello centrato sulle assicurazioni che si è dimostrato selettivo e costosissimo. Se poi la valutazione sull'eccellenza del sistema si misura con le modalità di organizzazione dei servizi e i relativi costi, la regione Emilia Romagna appare come un esempio ulteriormente virtuoso. Per gli ultimi dubbiosi consigliamo di andare a vedere come la nostra sanità ha funzionato nelle zone terremotate.
Di fronte a questo quadro, che nessuno contesta, ci si sarebbe aspettati dal Governo due semplici azioni: un adeguato rifinanziamento del servizio sanitario nazionale, in linea con quanto viene speso nel resto di Europa e un serio intervento nei confronti delle Regioni con deficit, per introdurre quei cambiamenti necessari a rendere sostenibile la loro spesa. Invece ci troviamo di fronte ad un taglio complessivo, già deciso, del Fondo sanitario nazionale di circa 17 miliardi, al quale si aggiunge un provvedimento di revisione della spesa, di tipo lineare, di 1 miliardo già sul 2012 e di 2 miliardi dal 2013.
Il tutto senza aprire nessun confronto di merito con le organizzazioni sindacali e i lavoratori interessati. Il risultato è già scritto: le Regioni che avevano deficit di bilancio di decine di miliardi si “limiteranno” ad aggiungere altro debito, quelle che invece erano in pareggio andranno tutte in deficit con il relativo commissariamento e la conseguente riduzione dei servizi, a partire da quelli territoriali; diminuirà la prevenzione, si allungheranno i tempi delle prestazioni, cresceranno i ticket, ecc.. .
A quel punto sarà facile dire che il nostro modello universalistico non tiene più e che bisognerà cambiarlo nella direzione di un finanziamento sempre più di tipo assicurativo e con una maggiore apertura al mercato privato. Un modello sempre più assicurativo per chi può e residuale per i poveri, in contrasto con i principi della nostra Costituzione! Questa è la vera posta in gioco, già in campo prima della spending review, che la “revisione della spesa” lineare e indifferenziata rende esplicita e visibile. Il problema non sono le Regioni inefficienti ma quelle che funzionano perchè solo da una loro messa in crisi può passare il cambio di modello. Una scelta, quella del Governo, che, tra l'altro, non prevede nessun coinvolgimento dei lavoratori, né delle organizzazioni sindacali; mentre, lo vorremmo ricordare, nella nostra Regione le OOSS hanno discusso e poi condiviso, in tutti questi anni, i cambiamenti necessari a mantenere efficiente e sostenibile il sistema sanitario regionale, che è già paragonabile a quelli dei migliori paesi europei. Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo oggi con più forza: se si vuole discutere di sprechi e inefficienze, cosi come di organizzazione e innovazione noi siamo interessati e disponibili, se si vuole cambiare modello noi non ci stiamo e, ne siamo sicuri, nemmeno la maggioranza dei cittadini emiliano-romagnoli.
CGIL – SPI – FP REGIONALI EMILIA ROMAGNA