Come tutti o quasi tutti ho visto la finale dell’Europeo di calcio. A dire il vero dal momento che a me piace il gesto sportivo ho visto quasi tutte le partite dell’Europeo e me la sono passata. Ieri è stata una buona domenica sportiva, nelle due gare di Super Bike prima Biaggi, poi Melandri, hanno entusiasmato e fatto divertire con sorpassi mozzafiato…e pensare che hanno degli ingaggi molto inferiori ai piloti della Moto Gp. Poi ho seguito la seconda tappa del Tour de France ed ho gioito per la vittoria del giovane Peter Sagan, portacolori della squadra italiana Liquigas. Parlando sempre di ciclismo al mattino è andato in onda la cronaca sulla Gran Fondo delle Dolomiti dove si coniuga ad-hoc sport, ambiente, paesaggio e cultura. Ma in fondo in fondo l’Italia è nel pallone e perfino tante personalità politiche ed istituzionali hanno usato l’Europeo di calcio per costruire consenso o far veicolare dei messaggi trasversali. Alcuni si sono sbilanciati affermando che la nazionale di calcio è il simbolo dell’Italia e prima della finale i calciatori sono stati invitati per il saluto del giorno dopo in un prestigioso palazzo romano. Detto questo, io partecipo, ma quando sono in ballo tanti soldi se la squadra del cuore o la nazionale vince sono contento, se gioca bene e perde mi spiace, ma se perde per evidente inferiorità tecnica ed agonistica, onore ai vincitori e buona notte. Ognuno è fatto a modo suo ma credo che sia un fatto di maturità “distinguere”. Se ci fosse abbondanza per tutti si potrebbero sopportare anche i faraonici ingaggi dei divi dello sport nazionale ma considerato la crisi e le riforme lacrime e sangue che avanzano sulla pelle dei lavoratori, giovani e pensionati, credo che anche il calcio debba rivedere tante ed ancora tantissime cose. Io sono più propenso nel sostenere che il simbolo dell’Italia, in questi anni difficili, sono i lavoratori e lavoratrici che continuano ad andare a lavorare in tanti casi con mesi e mesi senza stipendio e non sono invitati da nessuna parte. Ma d’altronde anche l’impero romano costruiva gli anfiteatri per far divertire il popolo e tenerlo tranquillo ed ancora oggi si continua con i maxi-schermi in ogni piazza per vedere meglio la nazionale di calcio e veder peggio tutto il resto.
Angelo Gentilini