Il 20 maggio di 40 anni fa entrò in vigore lo Statuto dei Lavoratori recante “norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell'attività nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento”.
Oggi a 40 anni dallo Statuto dei Lavoratori, in una fase di crisi come questa, aggravata dagli ultimi tracolli finanziari che hanno messo a rischio la tenuta dell'euro “è impensabile mettere mano ai diritti dei lavoratori” ha dichiarato il Segretario Generale della CGIL, Guglielmo Epifani. L'impianto legislativo sottolinea il leader della CGIL minacciato da attacchi pericolosi come quello rappresentato dal grave e incostituzionale disegno di legge sul lavoro, necessita quindi una particolare salvaguardia. Inoltre, Epifani accusa il Governo di aver fatto un uso strumentale della crisi per abbassare le tutele e cancellare i diritti acquisiti, “un atteggiamento inspiegabile” per quanto riguarda le politiche del lavoro, dei diritti e della cittadinanza.
L'annuncio di un imminente intervento sullo 'Statuto dei lavoratori' da tramutare in 'Statuto dei lavori', con tutto ciò che questa differenza lessicale sottintende, spiega Epifani “si fonda su principi intollerabili che vanno ripudiati: la sostanziale equiparazione dei diritti dei lavoratori dipendenti con quelli dell'impresa, e la riduzione degli spazi di libertà e di autodeterminazione dei lavoratori”. La convinzione di Guglielmo Epifani è che si punta a colpire la nostra carta costituzionale, ciò che si vuole cambiare - afferma ancora - non è soltanto la legislazione vigente, il quadro del diritto del lavoro consolidato, dallo Statuto alle leggi sullo sciopero, ma anche la radice e il fondamento della nostra architettura giuslavorista, ovvero: la Costituzione.
dal sito della CGIL