È come festeggiare il compleanno di una persona cara. Chiunque si senta pienamente cittadino, così vive il 25 aprile. La persona cara, anzi carissima, è il nostro Paese, che risorge dal sangue dei suoi martiri, che si ritrova comunità dopo vent'anni e più di solitudine, che si libera dopo l'oppressione soffocante del nazifascismo. Così avvenne il 25 aprile 1945, e quel giorno è diventato compleanno di liberazione. Poi fu il tempo di una faticosa ricostruzione dalle macerie morali e materiali del nazifascismo e della guerra, che si realizzò grazie all'unità delle forze politiche che avevano dato vita ai Comitati di liberazione nazionale, cementando nella lotta armata la comune volontà di una rinascita dell'Italia. Oggi, tanti anni dopo, urge una nuova ricostruzione davanti al dramma della pandemia e ai disastri economici e sociali che ha causato. Ma in quel tempo – è una differenza che non si può smarrire – essa iniziò dopo un impegno unitario che portò a due straordinari risultati: la Repubblica e la Costituzione. Oggi è cambiato tutto. Anche i partiti. In Parlamento non ce n'è più neppure uno di quelli che parteciparono ai Cln, alla Costituente, alla redazione della Costituzione. Non solo: da quel 25 aprile per più di trent'anni il sistema dei partiti esercitò una straordinaria funzione di collegamento fra il popolo e lo Stato. Questo non accade più da tempo. In quel dopoguerra il fascismo era sconfitto, anche se si affacciavano i primi tentativi di fondare un partito ispirato a quelle ideologie. Oggi cercano perfino di riscrivere la storia capovolgendone il senso, attribuendo ai fascisti apprezzamenti che non hanno mai meritato e ai partigiani e alla Resistenza responsabilità che non hanno mai avuto. Questa è la cruda realtà. Eppure, proprio davanti a una nuova insorgenza di ammiccamenti, di simpatie, di riconoscimenti verso coloro che gettarono l'Italia nella disperazione e nella miseria e il mondo intero in una guerra terribilmente sanguinosa, c'è una crescente rivolta ideale che unisce un popolo di milioni e milioni di democratici. Cittadini che non ne possono più di fascismi, razzismi, violenze, rancori, che vogliono un paese in cui finalmente e pienamente venga applicata la Costituzione a cominciare dal rispetto delle persone e dalla centralità del lavoro. Mettere a regime la memoria. Questo 25 aprile può diventare l'avvio di un paese che ancora risorge e che rinnova il suo patto di comunità in un impegno unitario di ricostruzione e di solidarietà fra persone. Si può fare se pensiamo al passato non con la testa rivolta all'indietro, ma considerandolo una risorsa essenziale per il presente e per il futuro, se cioè mettiamo a regime la “memoria attiva” di un popolo intero. La memoria attiva è la terapia per non ricadere negli orrori del fascismo e del nazionalismo. Si può fare, se si opera per restituire il lavoro cancellato dalla pandemia e dalla crisi e per garantire il «diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa», come recita l'articolo 36 della Costituzione. Si può fare se si opera per garantire ai giovani il loro sacrosanto diritto alla felicità e agli anziani pensione, rispetto, cura e vita sociale. Si può fare se torniamo a essere partigiani: della vita, del lavoro, della pace, della prossimità.
*Partigiani dell'umanità* 25 aprile 2021: buon compleanno, Italia libera e liberata!
(Gianfranco Pagliarulo - Presidente nazionale ANPI www.anpi.it/partigiani-dellumanita)
Angelo Gentilini, da info LiberEtà di aprile a pagina 16.